Carissimi tutti,
Eccomi qua! mi ci è voluto un po' di tempo ma alla fine riesco a scrivere qualcosa. È già passata una settimana e ½, anche se con tutte le cose che sono successe in questo tempo mi sembra di stare qui da mesi. Iniziamo dal principio: il viaggio. Due giorni di treno sono interessanti. Come già dicevo prima di partire si entra piano, la destinazione si immagina prima, poi la si intravede, iniziano a sentirsi odori, suoni, a vedersi i colori e poi si entra nel cuore. Diciamo che è stato così. Non avevo mai passato quasi 31 ore sullo stesso treno senza mai cambiarlo. Incontri non frequentissimi ma per quei pochi sempre qualche scambio di parole. Ad essere sincero è stata una strana impressione parlare con rumeni che tornavano a casa dall'italia o qualsiasi altro posto. Nelle loro parole, nei loro sguardi c'era sempre un non so che di triste. L'argomento più importante per loro sono i soldi... tutto quello che fanno, ogni loro pensiero alla fine arriva lì! Li ho trovati un po' tristi. Sembra che la vita abbia perso il vero significato e tutto diventa una corsa al denaro. Piano piano sto scoprendo il passato di questo popolo. La dittatura di Ceausescu ha lasciato un segno molto forte. Senza divagare (ne avrò il tempo in altri momenti)... come dicevo il viaggio è andato abbastanza bene a parte alcune particolarità. Prima di tutto i treni rumeni. Sono progettati per essere scomodi. Ok che avevo un posto a sedere e non un letto, ma un minimo di sforzo per rendere anche quel posto a sedere un minimo piacevole per un così lungo viaggio sarebbe carino. Non parliamo della possibilità di coricarsi in quei sedili... mi sono rotto tutte le ossa che conosco. La prima notte è stata abbastanza faticosa perchè siamo passati attraverso 3 frontiere. Lo stile dei controllori dell'est non è dei più delicati quindi lascio immaginare quello delle guardie di frontiera. Penso che tra controlli di dogana (2 per ogni frontiera) e controllo dei biglietti ci abbiano svegliati almeno 10 volte. Il mattino dopo ero assolutamente riposato!!! superata la prima notte tutto il resto è andato abbastanza liscio. Il treno era deserto, salvo qualche incontro sporadico. Tanto tempo, un po' di silenzio, un po' di contemplazione di un paesaggio che correva fuori da un finestrino, cercando di carpire ogni segno di civiltà in una sterminata distesa di pianura. Passando dall'Ungheria abbiamo potuto apprezzare l'ordine e la pulizia dei paesini che abbiamo attraversato. Non pensavo potesse essere così. Il vero trauma (per modo di dire) è stato il passaggio in Romania. Enormi distese di prati, ben oltre l'orizzonte, con qualche casupola qua e la. Case semplici, di campagna. Qualche carretto con cavallo e il contadino alla guida. Un tuffo un po' indietro nel tempo.
Il viaggio attraverso la campagna rumena è durato circa 18 ore. Poi l'inizio. Alle 5 del mattino di sabato (puntualissimi, aldilà di ogni possibile aspettativa) siamo arrivati a Bucarest. La stazione è molto grande, trasandata, con il classico odore di rotaie e treni. Abbiamo cercato subito un treno per Iasi. E tra una cosa e l'altra, una volta trovata la biglietteria e dopo essere riusciti a farci capire (l'inglese è dura che qualcuno lo parli qui) siamo partiti alle 6. Arrivo a Iasi alle 12.29. Durante il lungo viaggio dall'Italia abbiamo piano piano consapevolizzato che la nostra sicurezza di avere una casa in cui dormire era una grandissima fregatura. Così da una casa sicura vicina all'università da 300 euro completamente arredata, abbiamo scoperto che non esisteva assolutamente nulla, e che avremmo dovuto cercarla con due ragazzi rumeni che ci avrebbero prelevati in stazione. I ragazzi c'erano, uno stentatamente english speaking. Abbiamo cercato per due ore ininterrotte casa, chiamando tutti i numeri di un foglio di giornale senza ricavarne nulla (del resto era anche prevedibile di sabato pomeriggio). Siamo allora andati via dai due ragazzi che in effetti poco potevano fare. Secondo trauma è stato la ricerca di un hotel. La guida che ho comprato parla di prezzi abbordabili e una discreta scelta di posti. L'unico problema è che quelle info risalgono ad alcuni anni fa. Non abbiamo trovato alcun posto sotto i 50€ a notte. Disperati abbiamo allora provato a chiamare un ragazzo che è qui in erasmus e che sapevamo essere già arrivato. Grazie a Dio ci ha risposto e ci ha ospitati, in maniera assolutamente abusiva nel posto in cui stava lui. Marcissimo. Sembrava una di quelle case in cui sono soliti accamparsi i clandestini in Italia. Niente cucina, né alcun altro tipo di accessorio. Un bagno abbastanza spartano (ma almeno ci siamo fatti una doccia!). La scoperta più assurda è stata quando ci hanno detto che è la residenza degli specializzandi. Senza parole. Siamo rimasti una notte (sabato), consapevoli che lunedì mattina presto avremmo dovuto abbandonare il posto per l'arrivo dei legittimi proprietari dei letti. La mattina di domenica ci siamo allora alzati abbastanza presto (abbiamo goduto poco del letto anche dopo due giorni di treno ;o( ) e siamo andati subito a cercare una messa. Il mio umore era tutt'altro che buono. Mi sentivo parecchio scoraggiato. Due giorni di viaggio per capire piano piano che ci saremmo trovati per strada la notte successiva al nostro arrivo. In più era domenica e non sapevamo proprio dove andare a cercare casa. Pregarci su non era male, almeno per acquistare un po' più di coraggio. Iniziata una benedizione. Innanzi tutto pensavo fosse più difficile trovare una chiesa cattolica in una paese in cui per l'85% sono ortodossi. Ci è voluta solo mezz'ora invece. Siamo arrivati in una sorta di cattedrale. Vedendo una suora abbiamo chiesto a che ora fosse la messa e ha risposto in italiano. Non solo ci capiva perfettamente ma era pure italiana. La messa in più era in italiano, come sempre una volta al mese in quella chiesa. Abbiamo poi conosciuto il sacerdote, don Pierangelo. Dopo la cerimonia è venuto a parlare un po' con noi, chiedendo cosa facessimo a Iasi e tutte le domande del caso. Probabilmente preso a compassione da come eravamo ridotti ci ha invitati a pranzo a casa sua. Fa parte della congregazione di don Orione (missionario quindi... quale incontro fortuito) e qui a Iasi tengono una casa per orfani, fanno oratorio per i Rom e ogni mese vanno a fare visita alle famiglie povere in Iasi e nella campagna intorno. Era come essere a casa. Il padre si è preso subito cura di noi, ci ha fatto trasferire da lui fino a che non avessimo trovato casa. È così è stato. Ci ha affidati ad Andrei, un orfano che vive lì, che parla molto bene l'italiano. Ci ha aiutato a trovare casa e in un giorno abbiamo trovato questa sistemazione che per me è più bella di una reggia. La zona è un po' degradata, come tutta la città del resto. Grandi palazzoni grigi di cemento, fatiscenti, sporchi spesso. La casa però è carina, appena ristrutturata, e anche il prezzo è abbordabile. Non simo proprio attaccati all'università, ma anche questo non è male, così si possono scoprire nuovi posti passeggiando per arrivarci e incontrare un sacco di gente sui mezzi pubblici... un vero e proprio studio della vita di queste persone insomma! Parlerò meglio di Andrei in un altro momento. Ha una storia cruda, difficile... incredibile. Non abbiamo lavatrice ma va più che bene... c'è un sacco di gente al mondo che lava i vestiti a mano... perchè essere da meno. Siamo rimasti molto legati ai padri, anche perchè sono stati la nostra famiglia qui. Ci siamo messi d'accordo con il don per andare a prestare servizio la domenica mattina. Io animo i bambini ROM (quanto sono belli...tanti piccoli ladruncoli, teppistelli... ma sempre bambini... con la stessa innocenza e gioia di tutti i bambini del mondo) mentre Claudio fa lezione di chitarra ai seminaristi. Piano piano sto acquisendo le piccole abitudini quotidiane che i primi giorni mancavano tanto. La convivenza va bene direi. Con Claudio stiamo raggiungendo un buon equilibrio. Alcuni attimi iniziali sono stati un po' più difficili, per le diverse abitudini ed esigenze. Però stiamo raggiungendo dei buoni compromessi. Anche glia altri due vanno bene. Sono due persone interessanti, con cui si può parlare molto, anche di cose importanti.
L'università è stato un altro trauma perchè fin dall'inizio la cosa che ho patito di più è la mancanza di organizzazione. A casa abbiamo la pappa pronta, anche se ci lamentiamo spesso, con una programmazione semestrale e un preciso quadro di ciò che dovremo fare. Qui non si sa mai niente. Se tutto va bene martedì scoprirò quando e come frequenterò l'ultimo corso tra quelli che abbiamo messo in carico. I primi giorni sono stati traumatici. Dei 5 esami che abbiamo scelto. Siamo arrivati ad averne solo uno confermato. Siamo andati nel panico e ci hanno mandati dal decano. Persona pessima, sgarbata. Neanche si è degnata di parlarci in una lingua che potessimo comprendere, nonostante sapesse benissimo l'inglese. La proposta che ci hanno fatto era di rimanere solo 3 mesi e tornare a casa. Improponibile perchè avrebbe voluto dire buttare via la sessione di gennaio e febbraio. Mi sono un po' alterato sia per l'arroganza sia per l'ingiustizia di quello che stava accadendo. Ho discusso “animatamente” per far valere i nostri diritti, puntualizzando quando fosse poco serio da parte loro comportarsi in quel modo nel momento in cui avevamo già firmato un contratto erasmus che loro avevano accettato. Ci hanno mandati via senza tante parole. Non so come ma alla fine siamo arrivati a parlare con il rettore, la persona con più potere decisionale nell'università. Si è aggiustato praticamente tutto, anche se le ultime notizie dovremmo averle domani e martedì. Per ora i corsi che frequentiamo e sono già avviati sono pediatria, dermatologia e chirurgia. Speriamo in bene. Ho un sacco di altro da raccontare anche perchè sono due settimane che vado in ospedale... e c'è proprio tanto da dire. Rimando alla prossima mail, altrimenti non riesco più a spedire questa.
Il rumeno non è così semplice come dicevano. Sarà anche neolatino ma i suoni e certe altre influenze lo rendono spesso molto diverso. Sto cominciando ad orientarmi, almeno per quanto riguarda la comprensione (come soluzione alla mancanza dei corsi da noi richiesti seguiamo le lezioni in rumeno ma faremo l'esame in inglese... è un buon modo per imparare la lingua!!).
La città è carina, bisogna adattarsi un po' al loro modo di vivere a volte un po' spartano, altre troppo emulatore dell'occidente. Ce n'è da scoprire!
Sto bene. Ho lasciato un po' di problemi a casa che mi fanno pensare all'Italia e poi questa volta ho una strana nostalgia che non sentivo quando stavo in Etiopia. Scriverò presto per raccontare quello che manca. Un abbraccio forte.
Andre ;o)
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