giovedì 15 novembre 2007

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Oggi sono andato alla mensile distribuzione di cibo alle famiglie povere di Iasi. Nuovo passo verso la scoperta di questo posto, che cerca in tutti i modi di essere uguale a noi (e per certe cose lo è veramente) ma che realmente è così distante e diverso. Siamo stati in un condominio in Siraj, un quartiere a sud-est della città (in effetti più che un condominio è una vera e propria città di cemento!).
Nella mia mente inizia subito il paragone con quello che ho visto in Etiopia. Là non c'è niente. Le case si improvvisano: tutti i materiali che assemblati possano formare una struttura che si autosostenga si chiamano “casa”. Un piano, un ingresso e una stanza. Tutti gli averi sono ammassati alla parete o appese al soffito di tela.
Qui la struttura è un po' diversa. Quello che si presenta davanti è un grande edificio di cemento di diversi piani, grigio, non intonacato. La prima cosa che mi è balzata agli occhi è stato vedere le antenne paraboliche. Ne ho contate 31, appiccicate alla rinfusa su due pareti del condominio. Non c'è acqua e in ogni momento c'è una religiosa processione degli inquilini, con bottiglie di ogni sorta, verso un pozzo che non ho ben capito dove sia. Ho girato tutti i piani, perchè sono andato con Julian, che normalmente passa da tutte le famiglie per sapere come stanno e vedere se c'è qualche necessità particolare. Al piano terra la porta d'ingresso si continua con un lungo corridoio, illuminato a stento. Ai lati ci sono dei fornelli elettrici, che poi si ritrovano anche in ogni stanza, per scaldare un po' l'ambiente. Il fornello è in realtà un cubo di cemento con una serpentina scavata, nella quale passa una resistenza incandescente. Il corridoio diventa così una sorta di cucine comune, con mille pentoline che fanno bollire una ciorba diversa, principalmente a base di patate. Ogni porta di quel corridoio è un “appartamento”. In realtà si tratta di una stanza più piccola di quella che occupavo in collegio, in cui vivono in media 4 persone, ma ne ho viste anche sei. A volte ci sono letti a castello, altre un semplice materasso, altre ancora qualche coperta spessa adagiata sul pavimento. Le stanze sono molto buie, stipate di qualunque cosa. Mi ha colpito un po' vedere in quasi tutte un grosso televisore. A quanto ho capito il governo dà qualche incentivo per averne uno. Mi sembra un modo un po' particolare per mascherare la mancanza da parte dello stato verso questo stato di povertà. Al nostro ingresso nel corridoio un sacco di teste curiose si affacciavano dalle porte di ingresso. È così cominciata la nostra visita. Nella prima stanza, appena entrati, c'erano due bambini coricati sullo stesso letto, ancora sotto le coperte. Siamo rimasti un po' a parlare e la madre ci raccontava che uno dei due era malato, non riusciva ad andare a scuola e non aveva i soldi per curarlo. La prima di tanti. Oltre alla situazione disastrosa si aggiunge un altro problema: la salute. Da noi, bene o male, a quella qualcuno ci pensa, anche se non ci sono le possibilità economiche. Ciascuna delle persone che abbiamo visto si lamentava per una qualche malattia e il problema per tutti era la mancanza di soldi per potere pagare i farmaci. In Romania dispongono di una “assicurazione sanitaria”, che copre le emergenze mediche, ma non cura tutto il resto. Se si hanno i soldi per poter acquistare i farmaci ci si cura, altrimenti si tiene la malattia.
Dopo il piano terra sono salito ai piani superiori... si attraversa una sorta di porticato nero, senza luce. La cosa che ricordo di più è l'odore: piscio e merda (e credo di usare un eufemismo)... sembra una fogna a cielo aperto, e i bambini giocano lì. L'odore prosegue fino ai piani alti, e grazie a Dio rimane confinato ai corridoi e non entra nelle camere, altrimenti sarebbe davvero un posto inivivibile. La disperazione credo crescesse con l'aumentare dei piani. Sempre più mamme, molto giovani, con due o tre figli da sole. Ad un certo punto una signora in lacrime, anziana, mi è sembrata cieca... la scorsa settimana le è andato a fuoco l'appartamento e adesso si ritrova senza niente in una stanza bruciata. Poi un signore anziano, ma forse solo invecchiato anzitempo, su un materasso adagiato sul pavimento. Credo fosse molto malato. Vive in un porcile, in una casa sporca e buia, SOLO. Infine una ragazza, avrà avuto pressapoco la mia età, con un bimbo appena nato e un altro di 2 anni circa. Penso fosse la casa più povera perchè non aveva materasso ma solo delle coperte, e l'arredamento della stanza era inesistente. Il pezzo di uno specchio appiccicato al muro, nessuna sedia, i vestiti appoggiati in un angolo e vicino alla porta un fornellino con sopra due pentolini per il cibo dei bambini.
Che dire... niente credo. So che anche in Italia ci sono delle situazioni simili, nascoste o taciute. È impressionante fino a che punto si possa arrivare per poter tirare avanti. La prossima volta mi porto i palloncini... magari mi rubo ancora qualche sorriso.
Per il resto va tutto più o meno uguale, i soliti problemi burocratici che ogni tanto escono fuori (in certi momenti sono esausto di dover sempre correre da una segretaria all'altra... e il problema è che il peggio secondo me deve ancora arrivare!!). In ospedale va bene, mi piace molto e pediatria va alla grande. Non è un lavoro leggero: in questo mese sono morti diversi bambini, e molti di loro spt per mancanza di mezzi, economici e non solo, e questo è ancora più frustrante.
Un abbraccio ;o)

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